I quattordici capitoli che compongono il Pimandro (Poimandres, ossia «pastore d’uomini») di Ermete Trismegisto (“tre volte il più grande”) potrebbero essere considerati quali una delle più notevoli espressioni del pensiero teosofico esoterico degli antichi Egizi, passato attraverso la fucina filosofica dell’Ellade.
E quando la critica storica è giunta fino al punto di ritenere valido un simile giudizio, siamo a parer nostro sulla buona via riguardando il Pimandro come elemento tutt’altro che trascurabile per la costruzione del grandioso castello teologico-religioso che fu scelto a dimora della dottrina del Cristo, essenzialmente di carattere morale nel suo contenuto trascendente.
Si è detto e ripetuto essere il «Poimandres» uno dei migliori strumenti per la comprensione del Vangelo di San Giovanni e, se ciò possa sembrare a certuni un poco azzardato, è tuttavia incontestabile che in questo breve lavoro è esposta, con ricchezza di particolari, la teoria del Verbo luminoso che è figlio di Dio, la qual cosa è in manifesta analogia con le note prime parole del quarto Vangelo. E non deve neppure perdersi di vista l’asserita unità di Dio e del Verbo, del Padre e del Figlio, delle due Persone dalle quali procede la terza, che è lo Spirito, la Luce che illumina e fa elevare fino a Dio, al Padre, tutte quante le cose create.
La conoscenza del Pimandro non può non essere di valido ausilio per fare «un passo di più» nella comprensione di quelli che si potrebbero chiamare i fondamenti del pensiero cristiano, sulla cui formazione influì anche lo spirito che aleggia sulla terra dei Faraoni.
Nel Pimandro si ritrova dunque, condito col sale della filosofia greca, lo spirito iniziatico dell’Antico Egitto e dei misteri orfici ed eleusini, congiunto a quello che spira dai primi libri del Vecchio Testamento ebraico, come pure dagli scritti evangelici.
La personalità dell’autore di questo libro è sconosciuta; anzi, gli storici sono concordi nel ritenere che gli autori siano più d’uno. I Greci hanno designato sotto il nome di Ermete Trismegisto il Dio lunare degli Egiziani, Thaut, Thoth o Thot.
L’identificazione si fece a causa del carattere di conduttore delle anime, comune alle due divinità; l’epiteto di «tre volte il più grande» fu preso in prestito agli Egiziani. La civilizzazione greco-egizia, sviluppata presso i Tolomei, attribuì un’estrema importanza a Ermete Trismegisto.
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