Dall’introduzione:
Secondo una tradizione che rimonta a Confucio e che vuole che le parole di un maestro siano registrate come sono state dette, gli insegnamenti di Lin-chi ci sono pervenuti nella lingua che egli stesso aveva usato per pronunciarli, una lingua di un vigore e di una crudezza estrema, ma altamente idiomatica tanto da aver creato non poche difficoltà per la sua interpretazione.
Essa è resa ancor più difficile dal carattere aspro del pensiero di Lin-chi. Senza alcun sviluppo discorsivo, è un pensiero rivolto contro il discorsivo; mai esposizioni astratte, l’astrazione è rigettata; l’ellissi regna nelle relazioni fra le idee e bisogna ogni momento supporre ed indovinare. Le conclusioni rimangono implicite lasciate all’intuizione dell’ascoltatore, o del lettore.
In più, nemico dichiarato di tutti i verbalismi, Lin-chi ricorre sovente al grido, ai gesti, ai colpi di bastone, discendendo bruscamente dalla sedia e sortendo dalla sala con la rapidità del vento.
Il Lin-chi-lu può essere letto anche come un lungo racconto, ed è quasi tutto comprensibile pure ad un lettore non specialista.
Però, come tutti gli insegnamenti dei grandi maestri, la sua reale penetrazione richiede una continua applicazione, per scoprire, nell’arco di tanti anni, sempre qualcosa di nuovo e di più profondo. E si realizzerà quel “vero uomo capace di entrare e uscire a proprio piacimento da tutte le situazioni”.
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