Il Tao della filosofia raccoglie i primi esperimenti effettuati all’insegna di una filosofia intesa come comparazione tra pensieri d’Oriente e d’Occidente.
Sulla traccia di tali lavori si sono sviluppate le ricerche che hanno condotto l’Autore ad affrontare il confronto tra alcuni pensatori della tradizione filosofica occidentale con alcuni passaggi cruciali degli insegnamenti originari del Buddha.
Analoghe ricerche si sono avute in Francia con François Jullien, in Austria con F. Martin Wimmer, negli U.S.A. con Graham Parkes e in Germania con Rolf Elberfeld.
L’idea di una filosofia interculturale che emerge da questa linea di ricerche può sembrare anacronistica o provocatoria in un’epoca in cui da troppe parti si accettano o si invocano scontri di civiltà. Ma può anche rivelarsi attualissima per chi ama ancora il pensiero critico o per chi ancora coltiva una minuta ma tenace speranza di orizzonti sempre più aperti.
Non si può più tenere lontano dal nostro modo di pensare e di vedere la cultura orientale, l’impatto che il pensiero Zen ha avuto, senza che ce ne accorgessimo, sul nostro modo di vivere il presente, dal minimalismo pratico al rapidissimo modo di intendere il reale; come pure il concetto di Tao, di “Via” nel senso pieno del termine:
il Tao, come fa rilevare correttamente l’Autore nel capitolo dedicato a “Eraclito e il taoismo”, è da sempre, e sarebbe assurdo affermare che il pensiero degli antichi filosofi non possa essere riletto alla luce di ciò che oggi conosciamo riguardo questa “Via” del pensiero cinese.
Riteniamo che riproporre questo testo sia la testimonianza del fatto che, se il mondo è pur cambiato sotto i nostri occhi in questi anni a una velocità alla quale l’umanità non è mai stata abituata, è pur vero che le idee espresse dall’Autore in queste pagine sono di tale freschezza e così dense che sono fuori del contesto del procedere del tempo.