L’opera si presenta in forma anonima e nulla si sa, ad oggi, dell’Autore. Il testo originale è quasi certo sia stato composto in lingua tedesca. I riferimenti germanici sono numerosi, troppi per non ritenere valida quest’ipotesi. Inoltre il francese con il quale è redatto il trattato è un po’ farraginoso, con una punteggiatura talvolta “naïf”, proprio come se si trattasse di una traduzione, forse non impeccabile, di un testo scritto originariamente in altro idioma. Ulteriore e plausibile dato sull’Autore è la radice culturale massonica del medesimo: i riferimenti al ‘‘Grande Architetto dell’Universo” non mancano. I fitti richiami a Karl Hubert Lobreich von Plumenoek e alle sue opere alchemiche possono suggerire un’appartenenza all’ordine della Gold und Rosenkreutz oppure al Sistema dei Fratelli Asiatici in San Giovanni. Nel testo, qua e là, lascia cadere qualche piccolo dettaglio biografico: sembra che per un certo periodo abbia esercitato la carriera militare (“… ero ufficiale presso la Russia”) inoltre, sia i luoghi che i personaggi da lui conosciuti e frequentati appartengono tutti al mondo germanico o comunque all’Europa Centrale.
Il testo si presenta in due grandi sezioni.
Nella prima l’Autore premette che la “Fisica” di cui parlerà non ha nulla a che fare con la fisica di quella scienza pre-positivista che allora muoveva i primi passi. Si tratta di “Fisica Ermetica”, talvolta chiamata dall’anonimo estensore, usando un riferi- mento biblico, “la Fisica di Mosè”. Si dedica soprattutto all’illustrazione delle varie definizioni della Luce (dando risalto soprattutto alle Sacre Scritture), in relazione anche al Sole, al firmamento, alle “acque primordiali” della Creazione e perfino all’elettricità.
La seconda sezione affronta più direttamente il discorso ermetico-alchemico, soprattutto quando si argomenta del Fuoco Filosofico degli antichi e di come debba essere rettamente inteso. Sono ampie le digressioni su religioni e civiltà antiche (sempre in relazione al discorso alchemico), basate ovviamente sulle conoscenze possedute all’epoca.
La parte finale del testo presenta delle caratteristiche piuttosto rare per un trattato del genere, ovvero: un’indagine di tipo naturalistico ed ermetico sul vasto mondo degli animali (e di dove emigri la loro anima dopo la morte), con la percezione tuttavia di chi li amava e li aveva a lungo osservati, rinvenendo in essi sprazzi di comportamenti quasi umani, con tanto di aneddoti davvero curiosi e talvolta commoventi. Segue per terminare una breve indagine sull’importanza dei sogni, sia in ambito terapeutico che sapienziale e profetico.